sabato 12 dicembre 2015

SPECIALE #COP21 - Ecco il Paris Agreement

Un buon accordo. Dopo anni di attesa, dopo il fallimento di Copenaghen, dopo anni di negoziati, è finalmente arrivato il testo del Paris Agreement, il nuovo Accordo globale sui cambiamenti climatici, che sarà a breve sottoposto all’approvazione della plenaria della Conferenza delle Parti sui cambiamenti climatici di Parigi. L’obiettivo di lungo termine è l’impegno alla stabilizzazione dell’incremento delle temperature medie globali ben al di sotto i 2 gradi, ma sforzandosi di rimanere entro i +1,5 gradi alla fine del secolo.
Ma ciò che è ancor più importante, è la definizione di un percorso chiaro di riduzione delle emissioni attraverso una revisione degli impegni di riduzione delle emissioni di gas serra ogni 5 anni.
Sono inoltre previste misure per l’adattamento con lo scopo di aumentare la capacità adattativa, aumentare la resilienza e ridurre la vulnerabilità ai cambiamenti climatici, anche a livello regionale, sub-regionale e locale.
Riguardo agli aspetti finanziari, è prevista la mobilitazione di un minimo di 100 miliardi di dollari all’anno che i Paesi Industrializzati dovranno mobilitare verso i paesi in via di sviluppo e l’implementazione del meccanismo di compensazione “loss and damage” per i Paesi più vulnerabili, con impegni non ancora sufficientemente stringenti, ma che costituiscono un buon inizio.


Ma vediamo nel dettaglio i contenuti nel nuovo accordo globale.

PREAMBOLO

Il preambolo ha subito pochi cambiamenti, ma per lo più interessanti: dalla considerazione delle conseguenze delle azioni atte a contrastare il cambiamento climatico, al concetto di “giustizia climatica”. Sono stati mantenuti i riferimenti ai diritti umani, al diritto alla salute, alle comunità locali, ai migranti, ai bambini, alle persone con disabilità, alle persone in situazioni vulnerabili, al diritto allo sviluppo, alla parità di genere, all’empowerment delle donne e all’equità intergenerazionale. Non ha invece trovato posto, come nell’ultima bozza, un paragrafo che esplicitasse le responsabilità storiche.

ART. 1 – DEFINIZIONI

Le definizioni dell’Accordo sono rimaste pressochè invariate, riconfermando il rinnovamento del legame tra l’Accordo di Parigi e la Convenzione Quadro, aspetto che consentirà – ad esempio – agli Stati Uniti di evitare il passaggio al Congresso che con ogni probabilità ne bloccherebbe la ratifica.

ART. 2 – OBIETTIVO

Riconfermato l’obiettivo del mantenimento dell’aumento di temperatura media globale bel al di sotto dei 2°C, con lo sforzo di raggiungere l’obiettivo più ambizioso di 1.5°C, raccomandato dalla scienza.

ART. 3 – IMPEGNI DELLE PARTI

Questa breve sezione conferma come gli impegni dei paesi dovranno diventare più ambiziosi nel tempo, riconoscendo inoltre le necessità di sostenere i paesi in via di sviluppo per l’effettiva attuazione dell’Accordo.

ART. 4 – MITIGAZIONE

Assente il target quantitativo di riduzione delle emissioni da raggiungere entro il 2050, mentre l’obiettivo di raggiungere la “neutralità” delle emissioni nella seconda metà del secolo è stato esplicitato per chiarirne il significato (ovvero, il raggiungimento di emissioni nette zero).
Ogni paese dovrà fare in modo che i nuovi contributi nazionali volontari siano aggiornati ogni e cinque anni e risultino i più ambiziosi possibili, tenendo conto delle responsabilità comuni ma differenziate e delle rispettive capacità. Altro aspetto fondamentale, la differenziazione: sono infatti utilizzati tre termini diversi nell’indicare le diverse responsabilità. “devono”, “dovrebbero”e “possono” sono stati utilizzati, rispettivamente, per i paesi sviluppati (a cui spettano “obiettivi di riduzione”), in via di sviluppo (cui si richiedono “sforzi di mitigazione”) e particolarmente vulnerabili.

ART. 5  - REDD+

Riguardo gli impegni volti a ridurre le emissioni derivanti dalla deforestazione e dalla degradazione delle foreste (REDD+) il linguaggio è tornato ad essere meno stringente. I finanziamenti sulla base dei risultati raggiunti sono stati esplicitamente inclusi tra le strategie incoraggiate per implementare e supportare il framework del meccanismo REDD+, delineato nelle precedenti COP.

ART. 6 – MECCANISMO DI SUPPORTO PER LO SVILUPPO SOSTENIBILE

Sono stati introdotti due meccanismi: uno di mercato, finalizzato alla riduzione delle emissioni di gas serra, di cui si specifica che le Parti devono assicurare integrità dal punto di vista ambientale, trasparenza, un sistema di accounting robusto ed evitare il double counting, ovvero la doppia contabilizzazione degli impegni di riduzione delle emissione.
Il secondo è un meccanismo non di mercato, con un approccio integrato e olistico, che vada a interessare azioni di mitigazione, adattamento, capacity building, finanza, trasferimento tecnologico e capacity building.

ART. 7 – ADATTAMENTO

E’ stabilito l’obiettivo globale di incrementare la capacità adattativa, di rafforzare la resilienza e di ridurre la vulnerabilità ai cambiamenti climatici. Rimosso il riferimento al fatto che all’inasprirsi delle conseguenze del cambiamento climatico corrisponda una minore efficacia delle iniziative di adattamento, così come il riferimento alla particolare vulnerabilità dei paesi meno sviluppati e degli stati insulari in via di sviluppo. Tuttavia, si fa cenno alla necessità di un aggiornamento periodico delle strategie di adattamento intraprese. Viene chiarito il ruolo degli Intended Nationally Determined Contributions (INDCs) nella comunicazione di tali strategie.
Particolarmente rilevante inoltre la richiesta ai paesi di intraprendere la stesura di strategie che portino alla definizione di piani di adattamento: un chiaro segnale di passare ai fatti.

ART. 8 – LOSS & DAMAGE

Le Parti riconoscono l’importanza di scongiurare, minimizzare e affrontare le perdite ed i danni associati agli effetti avversi del cambiamento climatico. Il meccanismo di riferimento sarà quello definito nell’accordo di Varsavia (COP19), che potrà essere rafforzato e che, inoltre, potrà essere supportato da gruppi di esperti sia interni che esterni all’Accordo. La parte relativa all’azione di contrasto è stata indebolita, perdendo inoltre il riferimento all’impossibilità di violare i diritti stabiliti dalla legge internazionale. Tra le azioni di cooperazione, infine, non è più previsto il supporto ai rifugiati climatici.

ART. 9 – FINANZA

Si evidenzia una forte componente relativa alle Responsabilità Comuni ma Differenziate (CBDR).
Gli stati sviluppati hanno dichiarato che saranno disposti a supportare il processo di Carbon Neutrality per i Paesi in via di sviluppo. I Paesi industrializzati sono incoraggiati a finanziare il Green Climate Fund (GCF) e/o altre iniziative unicamente in modo volontario. I riferimento ai 100 miliardi di dollari di finanziamento minino annuo di finanziamenti è stato spostato nelle Decision.
Il paragrafo riguardante la multilateralità dei fondi è stato confermato. L’approccio progressivo dei finanziamenti, inoltre, è definito in modo chiaro, come anche il riferimento al bilanciamento tra supporto alla mitigazione e all’adattamento.
Viene posta l’attenzione sui paesi meno sviluppati (LDC) e sull’Alleanza dei piccoli Stati insulari (AOSIS). Infine, è stato rimosso il quarto paragrafo che prevedeva l’inclusione di clima e resilienza nei fondi della cooperazione internazionale allo sviluppo.

ART. 10 – SVILUPPO E TRASFERIMENTO TECNOLOGICO

Il supporto finanziario mirato allo sforzo di accelerare, incoraggiare e rendere possibile l’innovazione deve avvenire, come citato nel nuovo Accordo, unicamente attraverso il Financial Mechanism; infatti, in tal senso, è stato tolto il riferimento al Technology Mechanism.
Rimosso anche il riferimento esplicito al ruolo dei Paesi sviluppati nel fornire il supporto per l’implementazione, punto che era stato inserito nella bozza precedente. Analogamente, il global stocktake (definito nell’art.14) dovrà tenere in considerazione informazioni disponibili riguardanti gli sforzi associati al supporto allo sviluppo e al trasferimento tecnologico, senza più un cenno specifico ai Paesi sviluppati nel fornire tali informazioni.

ART. 11 (CAPACITY BUILDING)

Eliminato il cenno relativo alla conformità delle azioni di capacity building ai principi della Convenzione.
Riguardo ai destinatari di tali misure, genericamente i Paesi in via di sviluppo, è stato aggiunto uno specifico riferimento a quei Paesi che sono particolarmente vulnerabili agli effetti del cambiamento climatico, mantenendo il cenno agli Stati insulari (SIDS) e rimuovendo quello riferito agli Stati Africani.

ART.12 – EDUCATION

L’articolo riferito all’educazione, alla consapevolezza e alla partecipazione pubblica all’interno dei processi, è stato inserito ex novo.

ART.13 - TRASPARENZA

La differenziazione tra Paesi industrializzati e Paesi in via di sviluppo nell’istituzione del transparency framework non è stata menzionata esplicitamente, ma viene mantenuto un generico riferimento alle differenti capacità delle Parti. Il transparency framework è stato inoltre esplicitamente collegato alle disposizioni sulla trasparenza della Convenzione quadro. Sia gli obiettivi del framework per la trasparenza delle azioni che quelli del framework per la trasparenza del supporto appaiono più vaghi.
Per quanto riguarda le informazioni che devono essere presentate regolarmente dalle Parti, queste dovranno includere:
  • un report dell’inventario nazionale delle emissioni (e non più l’intero inventario), preparato utilizzando le metodologie accettate dall’IPCC e approvate dalla Conferenza della Parti dell’Accordo di Parigi.
  • le necessarie informazioni per monitorare i progressi relativi all’implementazione e al raggiungimento del proprio INDC.
E’ stato inoltre aggiunto che i Paesi Sviluppati debbano fornire informazioni sul trasferimento finanziario e tecnologico e sul supporto al capacity-building nei confronti dei Paesi in Via di Sviluppo.
Sono state definite le procedure di revisione delle informazioni fornite dalle Parti, che rappresentava la seconda questione ancora in sospeso. Le informazioni saranno sottoposte ad un processo di technical expert review che consideri il supporto fornito dalle Parti e l’implementazione e il raggiungimento del proprio INDC. La review ha inoltre lo scopo di indicare le aree di miglioramento per le Parti e di considerare il grado di coerenza tra le informazioni fornite e le modalità, procedure e linee guida che verranno stabilite dalla Conferenza delle Parti dell’accordo di Parigi durante la sua prima sessione.

ART. 14 – STOCKTAKE

L’articolo è rimasto invariato rispetto all’ultima versione. Sancisce che le Parti debbano periodicamente fare il punto circa l’implementazione degli impegni. Il primo “Global Stocktake” è fissato per il 2023.

Qui il testo completo dell'accordo.

[Fonte: "Bollettino COP21 - Italian Climate Network" - Per informazioni: info@italiaclima.org] 

 

venerdì 11 dicembre 2015

SPECIALE #COP21 - Bollettino dell'11 Dicembre - "La nuova bozza di accordo"

Ore decisive a Le Bourget: mentre completiamo l’analisi della nuova bozza del testo dell’Accordo di Parigi si sta svolgendo negoziazioni a porte chiuse (solo 3 delegati per ogni Stato) in cui dovranno emergere gli ultimi punti di confronto sui pochi elementi ancora aperti: ambizione, finanza, differenziazione, loss and damage. Il nuovo testo è previsto per domani (sabato mattina).
La bozza presentata dal Presidente Fabius alla plenaria del “Paris Committee” è infatti a prima vista un testo semi-definitivo, con la quasi totale rimozione delle opzioni e l’armonizzazione degli aspetti ancora aperti ieri sera: la lunga attesa (il testo era originariamente atteso per il primo pomeriggio, è poi stato rilasciato alle 21) è il frutto di un lungo lavoro diplomatico e negoziale. Ma cosa è cambiato rispetto a ieri? La convergenza è sufficiente o Parigi sta “partorendo il topolino”?  Vediamo di seguito la nostra analisi delle novità rispetto alla bozza precedente, disponibile a questo link.

PREAMBOLO

Il preambolo è stato confermato, ma è stato eliminato il riferimento al riconoscimento della responsabilità storica dei Paesi Industrializzati e alla previsione che la quota delle emissioni proveniente dai Paesi in via di sviluppo potrà aumentare per consentire il raggiungimento dei loro bisogni di sviluppo sociale ed economico. E’ stato reinserito il principio dell’equità intergenerazionale, scomparso dalla precedente bozza per un errore di trascrizione. Confermati l’indicazione dei riferimenti ai diritti umani, al diritto alla salute, comunità locali, ai diritti delle popolazioni indigene, dei migranti, delle persone disabili, dei bambini e la promozione della parità di genere e l’empowerment femminile.

ART 1 DEFINIZIONI

E’ stata aggiunta una specificazione in merito al significato della Convenzione Quadro: la “Conference of the Parties” è chiarita essere la “Conference of the Parties to the Convention”: si lega dunque fortemente il nuovo testo alla Convenzione (questo punto potrebbe permettere agli Stati Uniti di non dover far ratificare l’Accordo di Parigi dal Congresso, in quanto rientrante direttamente nella Convenzione UNFCCC).

ART 2 OBIETTIVO

In merito all’obiettivo di stabilizzazione dell’aumento della temperatura, è stata scelta una delle tre opzioni: “ben al di sotto dei 2°C, compiendo gli sforzi possibili per raggiungere gli 1,5°C” . Si assicura dunque il mantenimento, almeno per ora, dell’obiettivo più ambizioso indicato dalla scienza. Eliminato invece da questa sezione il riferimento ai diritti umani.

ART 3 MITIGAZIONE

Nella sezione relativa alla mitigazione, sono state scelte opzioni di compromesso al ribasso dei livelli di ambizione in tutti i paragrafi. In particolare, è stato perso il riferimento esplicito all’obiettivo collettivo al 2050, con la sola indicazione di perseguire la neutralità delle emissioni nella seconda metà del secolo, ed è stato adottato un linguaggio estremamente vago e meno ambizioso rispetto agli sforzi individuali e differenziati. Relativamente al supporto per i paesi in via di sviluppo, è stato cancellato l’obbligo da parte dei paesi sviluppati di farsi carico di tutti i costi associati all’adempimento dei loro contributi.
Eliminato il riferimento alle responsabilità comuni ma differenziate dalle pratiche di aggiornamento dei contributi. E’ stata però definita la sessione specifica entro cui saranno definiti i periodi temporali per i target, ovvero la COP22 del prossimo anno. E’ stata poi concessa più libertà per le misure, e allo stesso tempo, eliminata la possibilità di ancorarle all’Agreement e di riferirle ufficialmente alle linee guida dell’IPCC.
Emission trading
I meccanismi di mercato sono stati esplicitati come misure utili per fini di mitigazione e adattamento. Si specifica che le Parti devono assicurare integrità dal punto di vista ambientale, un sistema di accounting robusto ed evitare il double counting, ovvero la doppia contabilizzazione degli impegni di riduzione delle emissione. Un paragrafo aggiuntivo prescrive che l’utilizzo dello mercato delle emissioni internazionali debba essere volontario e autorizzato dai singoli Paesi.
ART 3 BIS MECCANISMO REDD+
È stato utilizzato un linguaggio più forte. L’articolo sostiene che le Parti debbano intervenire per conservare i propri carbon-stock, implementando e supportando azioni per ridurre le emissioni derivanti da deforestazione e degradazione forestale. Non si fa più specifica menzione alla riduzione della povertà ed all’aumento della resilienza degli ecosistemi, sostituite dal più generico “non-carbon benefits“.
ART 3 TER MECCANISMO PER SOSTENERE LO SVILUPPO SOSTENIBILE
Il paragrafo riporta ancora due possibili opzioni per definire un nuovo meccanismo per la riduzione delle emissioni, probabilmente con destinatari i Paesi in via di sviluppo (anche questo è ancora tra parentesi). La prima proposta prevede un meccanismo per ridurre le emissioni di gas serra nei Paesi in via di sviluppo addizionalmente ai loro impegni, che sia aperto al contributo di soggetti pubblici e privati. Rispetto alla versione precedente è stato eliminato il riferimento all’integrità ambientale ed alla necessità di scongiurare i “doppi conteggi”.
La seconda proposta ipotizza invece un meccanismo per ridurre le emissioni non legate ad i meccanismi di mercato, che riguardi mitigazione, adattamento, trasferimento tecnologico e capacity-building. In questo caso si indica espressamente che il meccanismo dovrebbe avere un approccio non di mercato, e che potrebbe contenere anche misure per una gestione forestale sostenibile. In entrambi i casi, è confermato che le modalità e le procedure sarebbero definite nella prima sessione della CMA (meeting delle Parti aderenti al nuovo Accordo).

ART 4 ADATTAMENTO

È stato rimosso il riferimento alle responsabilità comuni ma differenziate dei diversi paesi. D’altro canto, è stato riconosciuto come all’inasprirsi delle conseguenze del cambiamento climatico corrisponda una minore efficacia delle iniziative di adattamento. Strategie che dovranno essere comunicate pubblicamente su un registro gestito dal Segretariato. Infine è scomparso ogni riferimento ad una revisione quinquennale degli obiettivi sul tema prefissati.

 ART 5 LOSS & DAMAGE

L’importanza di evitare, minimizzare e contrastare le perdite e i danni associati agli effetti avversi del cambiamento climatico è stata pienamente riconosciuta: l’articolo sul Loss and Damage, infatti, è stato mantenuto come articolo a sé stante. Ciononostante, la nuova versione dell’Agreement prevede due opzioni, la prima delle quali consta di un solo articolo estremamente generico che – se scelto – relegherebbe il tema ad un ruolo marginale; la seconda opzione, al contrario, andrebbe a specificare le perdite ed i danni da considerare, nonché le misure da intraprendere per il loro contrasto.
Non è ancora stato definito se il meccanismo, ideato per porre rimedio alle perdite ed ai danni dovuti al cambiamento climatico, debba essere quello definito nel documento approvato a Varsavia (rinforzato), oppure un nuovo meccanismo da creare ex-novo durante l’attuale Conferenza. L’istituzione di una Climate Change Displacement Coordination Facility a supporto dei futuri rifugiati climatici è stata, infine, eliminata dalla nuova bozza.

ART 6 FINANZA

Rimane invariato l’obiettivo generale, mentre si definisce l’obiettivo di mobilitare risorse finanziarie da parte dei paesi sviluppati verso quelli in via di sviluppo, sia per le azioni di mitigazione sia di adattamento; il tutto è però ancora tra parentesi e quindi soggetto a discussione, in particolare nel definire se i nuovi finanziamenti dovranno essere addizionali, adeguati, prevedibili, accessibili, sostenibili e scalabili. Le altre Parti possono contribuire con risorse ma solo su base volontaria e complementare, incluse iniziative di cooperazione verso i paesi del Sud del mondo.
E’ stato definito che siano i Paesi industralizzati a dover assumere la leadership nella mobilitazione delle risorse, con un ruolo significativo dei fondi pubblici, tenendo conto in via prioritaria delle esigenze e specificità dei Paesi in via di sviluppo. Le risorse finanziarie dovranno essere mobilitate a partire da una base di 100 miliardi di dollari l’anno, con un impegno progressivo che vada oltre i precedenti sforzi, da ottenere definendo obiettivi di breve periodo quantificabili per il post 2020 da stabilire e rivedere periodicamente.
Nella ripartizione delle risorse, sono stati tolti i riferimenti ad un’equa distribuzione regionale delle risorse finanziarie, ed alla menzione ad un approccio che tenga conto della questione di genere. E’ invece conservato il riferimento ad un equilibrio tra i fondi destinati alla mitigazione e quelli destinati all’adattamento. Le istituzioni legalmente vincolate all’Accordo devono assicurare l’accesso alle risorse finanziarie in modo efficiente, attraverso procedure semplificate di approvazione ed immediato supporto riservate ai Paesi in via di sviluppo (in particolare LDC, SIDS e Stati Africani, menzionati tra parentesi); è stato infine tolto il riferimento al meccanismo Loss and Damage da questa sezione.
Le Parti devono comunicare, con cadenza biennale, in merito alle proprie previsioni di mobilitazione di capitali, fornendo informazioni a carattere qualitativo e quantitativo sulle risorse finanziarie pubbliche da destinare ai Paesi in via di sviluppo Parti dell’Accordo.

ART 7 SVILUPPO E TRASFERIMENTO TECNOLOGICO

Tutte le parentesi sono state tolte. E’ stato eliminato il riferimento all’accelerazione ed estensione dello sviluppo e trasferimento tecnologico, ma al tempo stesso è stato scelto un termine più stringente riguardo al rafforzamento delle azioni cooperative in tale ambito (shall invece che should). Sono stati rimossi anche gli esempi di azioni da intraprendere, tra cui il riferimento alla necessità di affrontare le barriere al trasferimento tecnologico.
Eliminato anche il riferimento al ruolo dell’innovazione nel provvedere alla diffusione di fonti d’energia accessibili ed affidabili. E’ stato specificato che i Paesi Sviluppati (e non tutte le Parti) debbano fornire supporto (incluso quello finanziario) per l’implementazione del suddetto articolo. E’ stato tuttavia rimosso il riferimento ad una regolare comunicazione delle Parti sui progressi relativi all’implementazione delle azioni di supporto.

ART 8 CAPACITY-BUILDING

Nell’ambito dell’accordo, il capacity-building dovrebbe potenziare la capacità di intraprendere azioni effettive in risposta al cambiamento climatico. L’articolo è rimasto in larga parte immutato rispetto alla versione precedente. I destinatari del capacity building sono stati individuati nei Paesi in via di sviluppo, in particolare quei Paesi con minori capacità come i Paesi meno sviluppati (LDCs), i piccoli Stati insulari (SIDS) e i Paesi Africani. Rimane un unico punto in sospeso: il riferimento al fatto che le misure di capacity-building debbano rafforzare la capacità e l’abilità dei Paesi in via di Sviluppo in accordo con i principi della Convenzione.

ART 9 TRASPARENZA (delle azioni e del supporto)

Sono ancora aperte le tre opzioni riguardo al tipo di transparency framework che verrà stabilito. La principale differenza tra le opzioni appare un’eventuale differenziazione tra Paesi sviluppati ed in via di sviluppo. E’ stato rimosso il riferimento ai principi ed alle disposizioni della Convenzione come elementi-guida per il transparency framework. Le informazioni fornite dalle Parti per le procedure di revisione comprenderanno gli inventari nazionali di gas serra e le proiezioni future delle emissioni, i progressi rispetto agli obiettivi di mitigazione e quelli relativi all’adattamento.

ART 10 GLOBAL STOCK TAKE

Sono state rimosse le parentesi al riferimento al principio di equità nelle valutazioni sullo stato di attuazione del nuovo accordo, con la prima sessione di verifica prevista per il 2023.

[Fonte: "Bollettino COP21 - Italian Climate Network" - Per informazioni: info@italiaclima.org] 

 

giovedì 10 dicembre 2015

SPECIALE #COP21 - Bollettino del 10 Dicembre - "C'è una bozza di accordo"

Giornata intensa ieri a Parigi. Dopo una mattinata vissuta nell’attesa del nuovo testo, il pomeriggio si è animato di capannelli di delegati ed observer intenti ad analizzare il nuovo testo prodotto dalle consultazioni parallele svoltesi nella notte e nella mattinata (clicca qui per il testo). Nel tardo pomeriggio si è aperta la seconda plenaria del “Paris Committee” da cui sono emersi alcuni punti saldi e altri ancora aperti: i principali nodi da sciogliere riguardano il livello di ambizione, sia rispetto alle percentuali di taglio delle emissioni che di obiettivo di lungo termine (+1,5° o +2°), la finanza e la differenziazione.

La sintesi degli elementi più rilevanti dell’Accordo.

PREAMBOLO

In questa sezione risultano ancora presenti le menzioni ai diritti umani, al diritto alla salute, ai diritti delle popolazioni indigene e dei migranti. Presente anche il tema della parità di genere e dell’empowerment femminile. Un brivido ha tuttavia accompagnato il pomeriggio dei giovani delegati in quanto nella bozza divulgata nel primo pomeriggio non figurava più il principio di equità intergenerazionale: ci ha pensato Claudia Salerno, capo-delegazione del Venezuela e facilitatrice responsabile del preambolo, a chiarire che la rimozione è stata frutto di un semplice errore di trascrizione e che pertanto la presenza del principio non è a rischio.

ART. 2 – OBIETTIVO

Ancora da risolvere il livello di ambizione in merito all’obiettivo di lungo termine: l’obiettivo relativo alla stabilizzazione dell’aumento di temperatura alla fine del secolo contiene ancora 3 opzioni:
  • “Al di sotto dei 2°C”;
  • “ben al di sotto dei 2°C, compiendo gli sforzi possibili per raggiungere gli 1,5°C”;
  • “al di sotto degli 1,5°C”.
La seconda opzione sembra al momento la più plausibile.

ART. 3 – MITIGAZIONE

L’aspetto cruciale di questa sezione riguarda l’obiettivo collettivo di lungo termine: l’opzione 1, più ambiziosa, definisce possibili range di riduzione delle emissioni (40-70%, oppure 70-95%) entro il 2050 e rispetto ai livelli del 2010, con l’obiettivo di giungere ad emissioni nette “zero” o subito dopo il 2050 o entro la fine del secolo: alternative comunque ben differenti.
La seconda opzione, seppur menzioni in maniera esplicita il tema della de-carbonizzazione, risulta meno ambiziosa della prima per l’assenza di una scadenza temporale definita, così come di obiettivi nel medio termine.
E se il paragrafo sugli Sforzi individuali risulta ancora difficile da decifrare per la presenza di tante parentesi, quello relativo agli Sforzi differenziati prevede un’opzione con impegni sia per i paesi sviluppati che per quelli in via di sviluppo (seppur tra loro diversificati), ed un’altra con impegni invece più vaghi e limitati ai paesi sviluppati.
Il testo indica inoltre la necessità di presentare nuovi impegni ogni 5 anni, e che questi siano sempre più ambiziosi di quelli precedenti. Per adempiere ai propri compiti, inoltre, i paesi sviluppati dovranno poter accedere ad adeguate risorse finanziarie.
Si introduce inoltre la possibilita’ di  utilizzare un “approccio cooperativo” che include l’uso, su base volontaria, di “risultati di mitigazione trasferiti a livello internazionale”: questa astrusa espressione apre a meccanismi di mercato come quelli previsti dal Protocollo di Kyoto.

ART 3 TER – MECCANISMO PER SOSTENERE LO SVILUPPO SOSTENIBILE

Introduce due possibili meccanismi per la riduzione delle emissioni, con obiettivo i Paesi in via di sviluppo. Il primo e’ aperto al contributo di soggetti pubblici e privati. Il secondo e’ un nuovo meccanismo con un “approccio olistico” e “in armonia con la natura”, per aiutare i Paesi in via di sviluppo a raggiungere i loro obiettivi, sia riguardo alla mitigazione, che adattamento, trasferimento tecnologico, capacity building.
In questo caso si prescrive espressamente che il meccanismo dovrebbe avere un approccio non di mercato, e potrebbe contenere anche misure per la gestione forestale sostenibile.
In entrambi i casi devono essere assicurati l’integrità ambientale e il non double counting; le modalità e le procedure sarebbero definite nella prima sessione della CMA.

ART. 4 – ADATTAMENTO

L’adattamento ha visto la definizione di un testo piuttosto positivo: le Parti hanno infatti convenuto sull’obiettivo di rafforzare la capacità adattativa e la resilienza, e di ridurre la vulnerabilità al cambiamento climatico, riconoscendo inoltre come l’adattamento sia una sfida globale, ma che abbia bisogno di risposte a livello locale, sub-nazionale, nazionale, regionale ed internazionale.
Altro aspetto importante, il riconoscimento di come le azioni di adattamento debbano seguire un approccio partecipativo, pienamente trasparente e che tenga conto delle questioni di genere considerando le realtà più vulnerabili; e con misure basate sulle migliori evidenze scientifiche disponibili, nell’ottica di integrare l’adattamento nelle rilevanti politiche ambientali e socioeconomiche.

ART. 5 – LOSS & DAMAGE

Non è ancora chiaro se questo tema resterà ancorato a quello dell’adattamento, o se sarà trattato in maniera autonoma – aspetto molto rilevante, non solo politicamente. Il meccanismo sarà supportato dal meccanismo finanziario della Convenzione e sarà istituita una struttura per coordinare il trasferimento di persone oggetto di ricollocazione, in quanto “migranti climatici”.

ART. 6 – FINANZA

Ancora numerosi i punti da sciogliere sugli aspetti finanziari: l’obiettivo generale è di convogliare risorse dai paesi sviluppati verso quelli in via di sviluppo, sia per azioni di mitigazione che di adattamento, cercando di perseguire un equilibrio fra quelle allocate a mitigazione e adattamento. Persistono ancora incertezze sull’eventuale “addizionalità” delle risorse mobilitate, sul ruolo dei fondi pubblici e su chi dovrebbe assumere un ruolo di leadership. Non sufficientemente chiare la roadmap e le cifre a cui ambire “sulla base dei 100 miliardi l’anno previsti al 2020”.

 ART. 7 – SVILUPPO E TRASFERIMENTO TECNOLOGICO

Sezione ancora molto aperta, che al momento prevede come punto fermo solo l’istituzione di un framework tecnologico che fornisca linee guida generali al lavoro del Technology Mechanism.

ART. 8 – CAPACITY BUILDING

Nell’ambito dell’accordo, il capacity-building dovrebbe potenziare la capacità di intraprendere azioni effettive in risposta ai cambiamenti climatici: il testo attualmente indica che debba essere gestito a livello nazionale, sebbene la presenza di numerose opzioni renda poco chiaro chi siano effettivamente i destinatari di tale meccanismo.
ART. 9 – TRASPARENZA (di azioni e supporto)
Una delle attuali opzioni presenti riguardo questo tema propone una differenziazione dei criteri di trasparenza fra paesi sviluppati e paesi in via di sviluppo; anche questa sezione, tuttavia, necessita di indicazioni più chiare.

ART. 10 – GLOBAL STOCKTAKE

La global stocktake dovrebbe costituire l’occasione per “fare il punto” sullo stato d’implementazione del nuovo Accordo, la cui entrata in vigore è prevista per il 2020 e che pertanto potrebbe essere oggetto della prima revisione nel 2023 o nel 2024. L’analisi dovrebbe tenere in considerazione la mitigazione, l’adattamento ed i mezzi di implementazione e supporto, e fare affidamento sulle migliori evidenze scientifiche disponibili.

[Fonte: "Bollettino COP21 - Italian Climate Network" - Per informazioni: info@italiaclima.org]  

martedì 8 dicembre 2015

SPECIALE #COP21 - Bollettino dell'8 Dicembre - "La settimana della speranza"

Si è aperta ieri mattina l’high-level segment della COP21, con gli interventi delle istituzioni ONU a cui hanno cominciato subito a far seguito gli statement da parte dei Ministri a capo delle delegazioni governative, che si protrarranno fino a stasera. In attesa di un summary completo sugli interventi dei Paesi, riportiamo di seguito i passi salienti da parte delle cariche istituzionali. 

Laurent Fabius – Presidente della COP21
Sono sicuro che per venerdì questa settimana della speranza terminerà con l’adozione dell’accordo universale. Possiamo e dobbiamo riuscire. 
Questa mattina si apre alla COP 21 la settimana della speranza. L’obiettivo è chiaro, così come lo sono le esigenze: dobbiamo raggiungere un accordo universale sul clima.
 Ed è necessario tenerlo a mente durante i lavori. Su questa sfida universale ed esistenziale rappresentata dal riscaldamento globale è giunto il tempo delle decisioni. Avete l’incarico di trovare delle risposte. Il tempo è limitato: l’accordo deve essere formalmente adottato venerdì 11 dicembre. Per questo noi tutti dobbiamo raggiungere rapidamente una visione politica condivisa e trasportarla all’interno del testo negoziale. Ho proposto di costituire un organo unico, aperto a tutti per consultazioni informali: le Comité de Paris, che si riunirà almeno una volta al giorno. Mercoledì, cercheremo di avere una prima visione d’insieme dell’accordo finale. Non dobbiamo mai perdere di vista il nodo essenziale: la posta in gioco di questa Conferenza è la vita stessa nostra e delle generazioni future. Sono sicuro che per venerdì questa settimana della speranza terminerà con l’adozione dell’accordo universale. Possiamo e dobbiamo riuscire. 

Bank Ki Moon – Segretario Generale dell’ONU
Le decisioni che saranno prese a Parigi avranno un impatto per secoli
Abbiamo bisogno di un accordo che limiti l’incremento della temperatura media globale al di sotto dei 2°C entro la fine del secolo. Impegni finanziari e tecnologici devono essere definiti in maniera chiara, così comne il tema del loss and damage; ed i Paesi sviluppati devono essere concordi nel farsi carico della quota più ampia di misure per via delle responsabilità storiche. Le decisioni che saranno prese a Parigi avranno un impatto per secoli. 

Mogens Lykketoft – Presidente dell’Assemblea Generale dell’ONU
Siamo ora nella fase finale: consegnerete gli impegni richiesti per scongiurare gli effetti dei cambiamenti climatici? Solo voi potrete rispondere a questa domanda, il Mondo intero attende una risposta
Sappiamo tutti che stiamo lavorando ad un accordo di immensa importanza a livello storico, che deve includere le disposizioni per un quadro che catalizzi e porti all’innalzamento di fondi sufficienti. Nel periodo rimanente della mia presidenza, cercherò di concentrarmi sulle azioni dei giovani, della società civile e di tutti gli altri attori che combattono i cambiamenti climatici ogni giorno. Siamo ora nella fase finale: consegnerete gli impegni richiesti per scongiurare gli effetti peggiori dei cambiamenti climatici? Solo voi potete rispondere a questa domanda, il mondo intero attende una risposta. 

Hoesung Lee –  Chair dell’IPCC
Sappiamo come contrastare i cambiamenti climatici: abbiamo le tecnologie per farlo. Più a lungo aspettiamo e più alto sarà il costo dell’azione. 
Sappiamo che il cambiamento climatico è dovuto alle attività umane. Sappiamo anche come contrastare il cambiamento climatico, avendo le tecnologie per farlo, ma più a lungo aspettiamo e più il costo dell’azione sarà alto. La scienza non ha identificato solo il problema, ma anche le soluzioni. Alle porte del sesto ciclo di valutazione, l’IPCC ambisce ad interagire con tutti gli stakeholder ed è pronto a continuare il proprio compito per fornire informazioni scientifiche, affidabili e puntuali sui cambiamenti climatici. 

Christiana Figueres  Segretario Esecutivo UNFCCC
La storia ha scelto voi, qui, ora. 
“Hai fatto tutto quello che potevi? E’ la domanda che ognuno di noi si dovrebbe porre. A noi la storia ha dato la responsabilità di fermare i cambiamenti climatici. E la storia ha scelto voi, qui, ora. La scorsa settimana abbiamo aperto la COP con l’assembramento di Capi di Stato più alto mai registrato: ora sta a voi ora usare la vostra leadership per finalizzare il testo”.

Aggiornamenti dal “Paris Committee”
Il Presidente della COP21 Fabius ha anche ricordato il metodo di lavoro dei prossimi giorni, con l’inizio delle consultazioni parallele del “Paris Committee” condotte dai Ministri, sessioni che si svolgono a porte chiuse e senza possibilità di accesso per la società civile.
Quanto sono avanzate le negoziazioni? Come riportato dall’IISD, secondo James Fletcher (Santa Lucia), alcuni delegati discutono ancora sul limite massimo di aumento di temperatura da includere nel testo, con l’ormai consueta contrapposizione fra l’obiettivo di 1.5 gradi (richiesto dalla scienza e dai paesi più vulnerabili) e quello di 2 gradi, frutto del compromesso politico: l’esito più probabile è che vengano menzionati entrambi. Secondo Fletcher si registra inoltre un generale interesse ad esprimere un obiettivo di lungo termine per la mitigazione, che potrebbe essere espresso in termini qualitativi o quantitativi, così come la trasformazione verso la carbon neutrality o la de-carbonizzazione. Sembra invece che si stia creando una convergenza verso l’accordo per una verifica ogni 5 anni dei progressi, con l’opportunità di confermare gli obiettivi o di innalzarli.
Molti si chiedono se l’obiettivo del Presidente Fabius, di avere un accordo pronto mercoledì, per poi poter essere rivisto dai legali nei giorni successivi, sia ancora raggiungibile: con ancora 800 parentesi (brackets), ovvero opzioni aperte, ancora da sciogliere, il “Paris Committee” dovrebbe quasi compiere un miracolo.


[Fonte: "Bollettino COP21 - Italian Climate Network" - Per informazioni: info@italiaclima.org]  

lunedì 7 dicembre 2015

SPECIALE #COP21 - Bollettino del 7 Dicembre - "5 giorni per un accordo: ora serve il coraggio"

Si apre questa mattina il segmento “high-level” della COP21 di Parigi, dove nei prossimi cinque giorni i ministri saranno chiamati a prendere, finalmente, le decisioni politiche scegliendo fra le proposte disponibili nel testo negoziale, redatto ed ultimato lo scorso sabato dagli esperti dopo mesi di conferenze e discussioni.
Un testo con ancora diverse opzioni alternative, che potrebbe tramutarsi in un accordo positivo o negativo a seconda delle scelte finali. E se la definizione di misure che possano scongiurare un aumento di temperatura superiore ai due gradi alla fine del secolo è già da tempo un obiettivo fuori della portata di questa conferenza (qui per approfondire), sono tanti gli aspetti su cui Parigi non può fallire: dal grado di vincolo degli elementi dell’accordo al tema della finanza, dalle revisioni quinquennali degli impegni ai principi relativi ai diritti umani, alla parità di genere, all’equità fra generazioni, fino alle compensazioni per i paesi più vulnerabili agli effetti dei cambiamenti climatici.
I negoziati saranno guidati da Laurent Fabius, Presidente della COP21 nonché Ministro degli Esteri francese, coadiuvato dall’Ambasciatrice Laurence Tubiana (che ne farà le veci in caso di necessità) e da un team di 14 facilitatori di alto livello tra ministri e segretari di stato, i quali avranno il compito di gestire, in parallelo, l’avanzamento dei lavori su una serie di temi-chiave per il negoziato.

Cinque coppie di facilitatori lavoreranno rispettivamente su adattamento, meccanismi d’implementazione (finanziari e tecnologici), differenziazione tra paesi, livelli di ambizione, azioni pre-2020. Al Presidente della scorsa COP20, Pulgar Vidal, è stato invece affidato il preambolo del testo e la gestione dei rapporto con la società civile presente alla conferenza, mentre il ruolo di ulteriori tre facilitatori è in via di definizione. 


I prossimi passi 

Oggi e domani si terranno gli interventi dei ministri (qui la lista degli speaker), mentre contemporaneamente proseguiranno i lavori sul testo. Mercoledì 9 si dovrebbero concludere i negoziati al fine di consentire le opportune verifiche legali e linguistiche, prima della traduzione dell’accordo nelle altre cinque lingue dell’ONU (arabo, cinese, francese, russo e spagnolo). Giovedì 10 si passerà all’adozione della COP Decision, mentre venerdì 11 vi sarà infine l’adozione dell’Accordo, la cui firma da parte dei Capi di Stato non avverrà però qui a Parigi, bensì ad una cerimonia speciale prevista per inizio 2016 e che sarà organizzata dal Segretario Generale dell’ONU.
Non sono esclusi tuttavia ritardi, che potrebbero far slittare il termine dei negoziati fino a sabato 12 o addirittura alle prime ore di domenica 13, vista la complessità del processo che richiederà ai ministri di mostrare coraggio e determinazione per compiere i primi passi verso posizioni ambiziose.
Un processo dal quale pare sarà esclusa la società civile, i cui delegati non potranno accedere alla maggior parte delle discussioni e dovranno quindi attendere le sessioni informative per gli attori non-governativi (dette di “stocktaking”), tramite cui ogni sera la Presidenza farà il punto su quanto avvenuto durante la giornata.

[Fonte: "Bollettino COP21 - Italian Climate Network" - Per informazioni: info@italiaclima.org]  


sabato 5 dicembre 2015

SPECIALE #COP21 - Bollettino del 5 Dicembre - "Negoziati, dopo la tensione c’è l’accordo: la palla ora ai Ministri."

Giornata intensa ieri alla COP21.

Le discussioni sono risultate particolarmente accese sugli articoli 2 e 2bis, relativi agli obiettivi ed alle linee guida generali del pacchetto di Parigi: si tratta di un passaggio fondamentale, in cui si affrontano temi come equità, diritti umani, differenziazione delle responsabilità e la regolare presentazione di contributi nazionali volontari (INDCs).

Il Co-chair, data la difficoltà nel trovare un consenso tra i Paesi, ha proposto di lasciare le parentesi sui paragrafi più controversi ed inviare gli articoli direttamente alla sessione plenaria. Il Brasile ha tuttavia evidenziato parere negativo al riguardo, con un’affermazione pungente: “ogni parentesi aggiunta nel testo è come una molecola di gas serra in più nell’atmosfera”.
La discussione è diventata particolarmente tesa, al punto da spingere il Venezuela ad intervenire dicendo: “se questo è il metodo di lavoro con cui intendiamo andare avanti, possiamo mandare tutto al diavolo!”. Poco dopo, il Co-chair ha proposto una pausa per distendere la situazione e restaurare un clima di fiducia.
Le Parti hanno, infine, concordato sulla proposta della Malesia, per conto del gruppo LMDCs e sostenuta da UE e USA, per il seguente metodo di lavoro: ogni paese esprime solo pochi punti chiave su passaggi da reintrodurre nel testo, senza soffermarsi eccessivamente sulle parentesi.
In serata i paesi hanno trovato l’accordo sul testo, ora lungo 43 pagine, che ha portato tuttavia all’esclusione di alcuni punti, fra cui la menzione di equità intergenerazionale, rimossa dall’art. 2 ed ora presente solo nel preambolo del testo. Lo stesso documento è stato presentato questa mattina nella plenaria di chiusura dei lavori dell’ADP ed approvato senza ulteriori obiezioni dal Co-chair.
Rilevanti, in plenaria, gli interventi a favore di un maggior coinvolgimento della società civile: “dobbiamo includere la società civile nel processo! Con tutti gli strumenti tecnologici che abbiamo, come è possibile non riuscirci?!”, ha detto il rappresentante della Malesia a cui ha fatto eco Claudia Salerno, del Venezuela: “come hanno detto i giovani, ‘nothing about us, without us’: è il loro accordo!”

[Fonte: "Bollettino COP21 - Italian Climate Network" - Per informazioni: info@italiaclima.org]  


 

venerdì 4 dicembre 2015

SPECIALE #COP21 - Bollettino del 4 Dicembre - "I delegati non si fidano"

Clima di diffidenza alle sessioni negoziali, con i delegati dei paesi che non si fidano l’un l’altro e non compiono “il primo passo” per giungere ad un compromesso sulle varie questioni in gioco, che procedono dunque estremamente a rilento. Novità: la piattaforma ADP non rinnoverà il proprio mandato e sarà sostituita dall’APO per implementare l’Accordo.

La mattinata di ieri (3 dicembre) si è aperta con una discussione sui contributi nazionali volontari (INDCs), relativamente ad un dialogo di facilitazione che nel 2018-2019 dovrà fare un primo bilancio dell’andamento degli stessi. 
E’ stato discusso poi un eventuale rapporto che l’IPCC dovrebbe consegnare nel 2018 o 2019 sull’impatto di lungo periodo dell’innalzamento delle temperature, al quale alcuni paesi sono propensi a coinvolgere gli esperti dell’IPCC. 
Infine, si è parlato del futuro della piattaforma ADP, il cui compito era di raggiungere un accordo qui a Parigi e che quindi vedrà il proprio mandato esaurirsi in questa conferenza. In sostituzione, è stata annunciata la creazione dell’APO ("Ad hoc Working Group on the Paris Agreement"), che a partire dal 2016 avrà lo scopo di preparare l’entrata in vigore dell’Accordo di Parigi e di convocare la prima sessione della Conferenza delle Parti aderenti all’Accordo di Parigi (CMA).
Nel corso del pomeriggio, invece, i Facilitatori dei vari gruppi di lavoro informali hanno fatto il punto della situazione, che ha evidenziato una situazione al momento critica: praticamente nessun progresso su adattamento, pre-2020, sviluppo tecnologico, meccanismi di compliance, finanza, trasparenza. Qualche progresso su mitigazione, preambolo e global stocktake.
Ciò ha inevitabilmente portato alla crescita della tensione fra i delegati governativi. In seguito ai report dei co-facilitatori dai vari meeting informali, le Parti hanno cominciato ad accusarsi di ostacolare i negoziati (gli uni) e di perdere tempo dietro il “gioco delle colpe” (gli altri). 
In particolare, il Sud Africa ha lamentato un progresso irregolare fra le varie sezioni, il Venezuela ha criticato apertamente il co-facilitatore, chiedendo più rispetto per i delegati; Tuvalu lamenta le scarse discussioni sul loss and damage per “colpa” dell’adattamento, che ha dominato le conversazioni (i due temi sono ancora sostanzialmente legati nella stessa sezione). 
La Bolivia (per conto di G77 e Cina) e la Malesia esprimono forte preoccupazione circa i negoziati, sostenendo di aver lavorato sodo ma di aver ricevuto sempre risposte negative dai paesi sviluppati, che hanno sempre proposto le opzioni “no-testo”. 
Alle critiche ha risposto l’EU, che ha invece lamentato preoccupazioni circa le esternazioni degli altri paesi riguardo la presunta mancanza di flessibilità, sottolineando come sia necessario andare oltre il “gioco delle colpe”: durante la settimana, l’UE avrebbe infatti in realtà avanzato proposte di convergenza e ritiene vi sia ancora la volontà politica per raggiungere un accordo su tutte le questioni. Riguardo la finanza, l’Unione ha ribadito l’impegno di raggiungere l’obiettivo di 100 miliardi e di proseguire anche dopo il 2020 e di volere un obiettivo a lungo termine. 
Infine il commento del Chair, che ha ribadito come ogni singolo documento che abbiamo prodotto da Ginevra in poi continuerà ad essere un non-paper fino ad adozione in plenaria, e come restino circa 24 ore per finire i lavori in tempo, ma che “qualunque cosa (testo, ndr) si decida di portare avanti, dovrà essere accettabile per tutti: dobbiamo trovare un punto d’incontro”.

[Fonte: "Bollettino COP21 - Italian Climate Network" - Per informazioni: info@italiaclima.org]  


giovedì 3 dicembre 2015

SPECIALE #COP21 - Bollettino del 3 Dicembre - "Proseguono i negoziati"

Proseguono i lavori negoziali qui alla Conferenza delle Parti di Parigi, a cui era presente ieri sera il Ministro degli Esteri francese, nonché presidente della COP21, Laurent Fabius. Il tavolo di lavoro, presieduto a turno dai due Co-Chairs, fa progressi in maniera lenta e si concentra essenzialmente sui paragrafi della COP Decision, che nel pacchetto di Parigi conterrà gli elementi più specifici e rinnovabili di anno in anno, a differenza di quelli generali e a lungo termine che troveranno spazio nel “Protocollo”. Numerosi i gruppi di lavoro informali (denominati “spin-off“) a cui la società civile non può sfortunatamente assistere: nonostante ciò, i nostri delegati sono ugualmente riusciti a raccogliere delle informazioni sull’andamento dei temi principali in discussione, disponibili nell’analisi di seguito. 

MITIGAZIONE
Il gruppo di lavoro ha raggiunto in serata un accordo su un nuovo testo, in particolare riguardo agli obiettivi a lungo termine e gli impegni individuali. Ciononostante, il progresso in questa sezione viene giudicato insoddisfacente: a detta degli stessi negoziatori, di questo passo non si riuscirà a giungere ad un paragrafo chiaro e gestibile sulla mitigazione.
Durante i lavori riguardanti la COP Decision, Saint Lucia col supporto del Nicaragua e Kiribati, richiede che l’aggiornamento del rapporto di sintesi consideri gli scenari a 1.5°C di aumento di temperatura. Di tutt’altro avviso l’Arabia Saudita la quale non vede la ragione di includere qui tale questione.
Altro punto di discussione è stato ruolo dei non-state actors: Arabia Saudita e Venezuela hanno espresso contrarietà al loro coivolgimento e in particolare quest’ultima ha espresso perplessità sulla modalità di monitoraggio delle azioni dei non-state actors, auspicando che nel testo non vi sia alcuna loro menzione. Colombia e Indonesia invece riconoscono l’importanza del ruolo dei non-state actors, sottolineando come possano fortificarne l’efficacia dell’Accordo. 

ADATTAMENTO
In questa sezione il dialogo è stato costruttivo, con alcuni progressi registrati sugli obiettivi e la visione globali.
La proposta è di pubblicare, giovedì mattina, un testo che contenga i progressi compiuti e delle proposte di aree di convergenza per gli aspetti ancora irrisolti. Ancora protagonisti gli INDCs, i quali continuano a svolgere un grande ruolo all’interno del confronto, in particolare i maggiori cambiamenti hanno riguardato l’introduzione di un nuovo paragrafi nella COP Decision sulla necessità di includere la tematica dell’ Adattamento negli INDCs dei Paesi in via di sviluppo. 

FINANZA
Dialogo costruttivo nelle sessioni sulla finanza, con due gruppi al lavoro parallelamente che hanno portato a passi in avanti su azioni ed impegni economici. 

TRASPARENZA DELLE AZIONI
Nota negativa della giornata, con praticamente nessun progresso registrato e andamento dei lavori decisamente troppo a rilento. 

GLOBAL STOCKTAKE
Questa sezione, che dovrà definire modalità e tempistiche di un futuro “punto della situazione” sull’andamento dei lavori del futuro accordo di Parigi, ha portato alla redazione delle prime proposte su aree di convergenza, confidando di riuscire a consegnare un testo con poche parentesi. In particolare, durante la discussione, ha preso piede il mandato dell’ADP: deve continuare oppure no? Arabia Saudita, Iran  e Giordania esprimono perplessità sulla necessità di creare un nuovo corpo responsabile dell’implementazione dell’Accordo dopo l’ADP. Al contrario, se da un lato Venezuela e Colombia sottolineano la questione della durata del mandato dell’ADP, il Pakistan rimarca come la prossima settimana esso si concluderà e non dovrebbe essere esteso.



[Fonte: "Bollettino COP21 - Italian Climate Network" - Per informazioni: info@italiaclima.org]

mercoledì 2 dicembre 2015

SPECIALE #COP21 - Bollettino del 2 Dicembre - "Non sarà una vittoria lampo"

I lavori della COP21 di Parigi sono finalmente iniziati. Ieri mattina (1 dicembre) si è riunito l’ADP, ovvero la piattaforma negoziale dove le Parti si incontrano per trovare un accordo, parola per parola, sul testo negoziale in discussione. I due Co-chair, l’algerino Ahmed Djoghlaf e lo statunitense Daniel Reifsnyde, si sono detti “più che felici di poter eliminare le parentesi e di avanzare in modo deciso all’approvazione di ogni singolo paragrafo del testo negoziale”.
L’ADP ha quindi deciso di iniziare a lavorare sulla bozza della COP Decision, ovvero il secondo documento che andrà a comporre il pacchetto di Parigi.

I negoziati, tuttavia, sono proceduti a rilento per via di divergenze procedurali: Tuvalu (uno Stato insulare particolarmente colpito dal cambiamento climatico e attivo nei negoziati) ha proposto l'inserimento di ulteriori frasi nel testo, che dopo una serie di discussioni - nonostante lo scetticismo dei Co-chair - sono state aggiunte fra parentesi.

Le discussioni si sono spostate poi sul testo della "COP Decision" e sulla definizione del corpo che dovrà facilitarne l'implementazione: il compito sarà affidato ai sussidiari SBI e SBSTA, o ad una nuova entità, l'Intergovernmental Preparatory Committee? Su questo i Paesi hanno posizione diverse.

Infine, si è affrontato il tema dei contributi nazionali volontari (INDCs) che integreranno, nella "COP Decision", le disposizioni generali e durature contenute invece nell'Accordo (che probabilmente assumerà la forma di un Protocollo).

Gli INDCs contengono la strategia di ogni paese per diminuire le proprie emissioni e contrastare il cambiamento climatico. I lavori sono avanzati speditamente ed hanno portato all’approvazione dei primi paragrafi in tempi accettabili.

In merito a questo argomento, è tuttavia necessario sottolineare come attualmente le stime sull’effetto aggregato degli INDCs vedano proiezioni ben superiori all’obiettivo di mantenere l’aumento medio di temperatura globale al di sotto dei 2 gradi, concetto enfatizzato anche nell’intervento di Angela Merkel, che la ha definita “una brutta notizia”. Per queste ragioni, uno degli obiettivi di Parigi dovrebbe essere proprio quello di raggiungere un accordo per degli aggiornamenti periodici dei contributi nazionali, almeno ogni cinque anni ed in modo che possano essere revisionati solo al rialzo: c’è tempo fino al 2020 prima dell’inizio del nuovo periodo d’impegno dell’Accordo.

Come ha affermato Obama alla cerimonia d’apertura, “non sarà una vittoria-lampo, ci vorrà del tempo ed è possibile che la nostra generazione non vedrà il successo delle nostre azioni di oggi, ma il successo è sapere che i nostri figli lo vedranno”.


Per leggere l'articolo completo clicca qui!

[Fonte: "Bollettino COP21 - Italian Climate Network" - Per informazioni: info@italiaclima.org]

 

martedì 1 dicembre 2015

SPECIALE #COP21 - Bollettino del 1 Dicembre - I Capi di Stato a Parigi‏

Decine di leader globali hanno parlato all’apertura della conferenza: fra interventi concreti e (in alcuni casi) autocelebrativi, il senso di urgenza è ciò che prevale.

Sintesi (per leggere l’articolo completo clicca qui):
Si è tenuta ieri a Parigi la cerimonia di apertura della COP21, ventunesima Conferenza delle Parti sui cambiamenti climatici. Hanno partecipato anche iCapi di Stato di oltre cento Paesi: mai prima nella storia delle conferenze delle Nazioni Unite si erano riuniti così tanti Capi di Stato in una sola giornata. Alcuni degli interventi più significativi:
  • CINA: il Presidente Xi Jinping ha sottolineato l’importanza di arrivare ad una governance globale per il cambiamento climatico all’altezza delle sfide del secolo e di confermare il principio delle “Responsabilità Comuni Ma Differenziate”.
  • GERMANIA: la cancelliera Angela Merkel ha sottolineato l’importanza di istituire un meccanismo di verifica quinquennale per permettere di adattare e migliorare i contributi nazionali di ogni Paese con impegni aggiornabili esclusivamente al rialzo.
  • RUSSIA: nel suo intervento, Vladimir Putin ha affermato che il cambiamento climatico è la sfida più coraggiosa per l'umanità; ma l’impegno russo è insuffficiente.
  • AUSTRALIA: il primo ministro australiano Turnbull ha annunciato che l’Australiaratificherà il secondo periodo di impegno del Protocollo di Kyoto e contribuirà con almeno un miliardo di dollari alla costruzione della resilienza climatica e alla riduzione delle emissioni serra.
  • ITALIA: Renzi ha affermato che l’Italia arriva a Parigi con “le carte in regola” e che con la nuova legge di stabilità 4 miliardi di Euro saranno investiti per i cambiamenti climatici da qui al 2020. Ha però mancato di affrontare aspetti chiave dell’agenda nazionale ed internazionale… (continua qui)
  • STATI UNITI: Obama ha affermato, riportando una citazione, come “noi siamo la prima generazione ad assistere ai cambiamenti climatici e allo stesso tempo l’ultima in grado di risolvere il problema”. Ha ricordato la svolta verde, importante: ma sufficiente?

[Fonte: "Bollettino COP21 - Italian Climate Network" - Per informazioni: info@italiaclima.org]